IL DIRETTORE DI AGEA LICENZIA MIGLIAIA DI PROFESSIONISTI
IL DIRETTORE DI AGEA LICENZIA MIGLIAIA DI PROFESSIONISTI
Se lo aspettavamo. Forse, dal Direttore di AGEA, "Papa" Pagliardini, i professionisti non potevano aspettare altro. L’AGEA con delibera n. 25 del 06 novembre 2020 ha approvato il testo di Convenzione per gli anni 2020 – 2021, tra l’Organismo pagatore e i CAA. La convenzione è stata approvata presentando la stessa formulazione che era stata oggetto, nei primi mesi del 2020, di valutazione, approfondimento, osservazioni e richiesta di modifica da parte del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, del Collegio degli Agrotecnici, dei CAA gestiti dai Liberi professionisti, da parte della Rete delle Professioni Tecniche e del Comitato Unitario delle Professioni. La bozza di convenzione, inoltre, era stata oggetto di audizioni alle ComAgri della Camera dei Deputati e del Senato e le voci istituzionali (Senatori e Onorevoli) che ne chiedevano la modifica attraversavano sia la maggioranza che l’opposizione.
Il CNPAPAL ritiene che oggi tutto il mondo agricolo si ritrova con un testo che non solo non risolve le lacune e le difficoltà gestionali dell’AGEA, né risolve le lacune gestionali del sistema dei CAA italiani, che certamente andrebbero ricercate altrove, ma determina un domino di problemi che sradica migliaia di professionisti, ed indebolisce e dequalifica il servizio pubblico per le imprese agricole. Una eradicazione che colpisce soprattutto quell’Italia del Sud che ha bisogno di un di più di professionalità e non un di meno e che acuisce ulteriormente la distanza fra servizi gestiti dallo Stato e servizi gestiti dalle Regioni. Si può affermare che esistono in agricoltura due Italie, senza scadere in considerazioni consunte, una del Centro Nord (Agenzie Regionali) e una del Centro Sud (AGEA) e che l’AGEA intende con questa sconsiderata, colpevole e immotivata iniziativa acuirne le distanze ed il divario.
Non marginale è la questione economica (le risorse messe a disposizione dallo Stato) che non garantisce un sistema efficiente e correttamente organizzato. Quelle messe a disposizione per la gestione del fascicolo aziendale sono briciole e nasce il fondato dubbio che possano nascondere, di fatto, interessi diversi e poco trasparenti. La Convenzione è stata calata, inoltre, nel bel mezzo del ritorno della pandemia (non se ne è mai andata) mettendo in mezzo ad una strada migliaia di professionisti, forse costringendoli ad una dequalifica azione di trasformazione della loro condizione professionale: da professionisti a dipendenti precari. (La qualità non si ricerca nella tipologia del rapporto di lavoro). Inoltre il CNPAPAL evidenzia che i soggetti oggi coinvolti nelle attività dei CAA, Associazioni Sindacali, Cooperative, Liberi Professionisti, esprimono le stesse peculiarità di rapporto con le imprese agricole in termini di fornitura di servizi e prestazioni. Ne consegue che se la preoccupazione è quella di evitare un potenziale conflitto di interessi la platea degli esclusi è pressoché totale.
Tutto questo avviene, inoltre, in ritardo in quanto la convenzione dovrebbe avere valore sul 2020 (siamo a metà novembre) e sul 2021. Si fatica a comprendere le ragioni di tanta ostinazione, di così ampia irriducibilità, da parte di AGEA, che gestisce buona parte del solo Sud Italia, se non consegnando il pensiero a motivi che forse stanno altrove e che non si comprendono. In Italia tutti sanno che l’AGEA è il problema, non i CAA, anch’essi forse andrebbero riformati, ma guadando proprio a quelle esperienze costituite e gestite dai liberi professionisti.
Una Agenzia, l’AGEA che da tempo dimostra d’essere inadeguata a gestire territori che sono stati interessati anche da fenomeni malavitosi, con vertici che forse nemmeno conoscono le dinamiche che caratterizzano le agricolture italiane. I Periti Agrari e Periti Agrari Laureati ritengono che la convenzione AGEA non solo intacca il rispetto dei principi fondanti l’Unione Europea (l’Italia è molte volte una anomalia), ma mina nel profondo il principio di sussidiarietà che è diventato uno dei pilastri delle politiche comunitarie. I professionisti, nel nostro Paese, oggi operano in ambiti altrettanto importanti, se non di maggior rilievo, con piena delega da parte dello Stato (Salute, Edilizia, Fiscale, Ambiente, Territorio), tutti sotto l’egida dei rispettivi albi e delle norme che li regolano, con l’assunzione della piena e diretta responsabilità del loro operato. I Periti Agrari e Periti Agrari Laureati non sono sul piede di guerra, perché sarà l’Italia agricola a ribellarsi con loro, ma sono pronti a mobilitarsi per impedire un grave degrado, una irrefrenabile deriva, per questo sono pronti a rivolgersi anche alla Commissione Europea per salvaguardare le aspettative delle imprese agricole, soprattutto in questo tempo in cui il Recovery Fund e la nuova PAC esigerà dall’Italia un di più di “qualità”, di tempestività e di concretezza nell’investire i fondi in sviluppo e modernizzazione.
I Periti Agrari e Periti Agrari Laureati chiedono con forza UN IMMEDIATO INTERVENTO DEL GOVERNO E DEL PARLAMENTO, AFFINCHÈ BLOCCHINO LA CONVENZIONE licenziata dal Direttore Generale di AGEA, Papa Pagliardini, e venga confermata la Convenzione in essere per gli anni 2020 2021, mettendo mano alla riforma dell’AGEA, entro l’entrata in vigore della prossima riforma PAC (2022). Il Presidente Braga afferma che i Periti Agrari e Periti Agrari Laureati vanno oltre e si propongono anche ad assumere la responsabilità di un eventuale commissariamento, ovvero sono pronti a partecipare alla costituzione di un Tavolo Permanente che riformi l’AGEA per farla funzionare.
Il fatto coinvolge tutte le agricolture italiane e non può essere consegnato baratti senza futuro.