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P.N.R.R. - UNA SFIDA PER L’AGRICOLTURA, UNA RESPONSABILITÀ PER I PERITI AGRARI

Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) “è” la sfida che il nostro Paese dovrà affrontare per ridare slancio alla ripresa del Paese.

Il documento, i documenti quando assumono in sé un carattere strategico, fondamentale per riprendere un cammino, spesso vengono stiracchiati da una parte all’altra per incanalare risorse verso richieste di parte, alcune strumentali, certamente mai generali.

La prima considerazione che occorre porre, pertanto, quale blocco di partenza di una lunga corsa comune, è quella che le politiche “straordinarie” del PNRR non possono essere gestire con modalità ordinarie.

Occorre che lo Stato assuma il ruolo e la funzione di arbitro assoluto, di cabina di regia che garantisca il rispetto delle regole e del percorso e che sia arbitro e facilitatore anche e soprattutto di coesione. Alla meta di investimenti per la ripresa devono arrivare tutti nessuno escluso. E in quel tutti ci sono soprattutto le imprese e le partite IVA, i professionisti, i nostri professionisti, che ogni mattina vivono e rischiano del loro lavoro, portando con sé insostituibili risorse di qualificati dipendenti e collaboratori.

In questo tempo sul PNRR non possono esserci sfumature, divisioni, distinguo e neppure il dover porre la questione delle funzioni divisive costituzionali (Stato-Regioni-Comuni) pena il rallentare, se non disgregare e disperdere l’obiettivo principale del documento: la ripresa e la resilienza.

Ma vi è un tema che più di altri gli economisti e la politica (finalmente) pongono quale trave portante le politiche di ripartenza, ed è l’agricoltura.

Quel settore ritenuto per decenni serbatoio per altri settori produttivi (industria e servizi), sospinto dalla pandemia torna a riacquistare centralità sociale, culturale ed economico produttiva, che le si deve.

 

Perché in molti concordano che l’agricoltura sia il settore centrale di Ripresa e Resilienza?

Credo che occorra innanzitutto sgombrare il campo dalle affermazioni che l’agricoltura è stata in grado di “vivere” le gravi anomalie del periodo pandemico soffrendo meno di altri (pur soffrendo), perché delle circa novecentomila imprese agricole, quelle economicamente sostenibili non raggiungono le quattrocentomila (spesso perché applicano modelli multifunzionali di gestione), con condizioni dicotomiche fra aree del Paese, fra Nord e Sud.

Le imprese agricole che più di altre sono state in grado di strutturarsi per affrontare l’urto pandemico sono state quelle gestite da giovani con titolo di studio “superiore”. Generazioni preparate perché figlie di una formazione professionalizzante nata soprattutto nelle scuole tecniche agrarie e nelle università e consolidata nella diretta esperienza aziendale.

Il PNRR lancia così un grande messaggio di novità: “fare sistema, strutturare, modernizzare”.

Torna la centralità dell’Agricoltura che da EXPO 2015 (nutrire il Pianeta Energia per la Vita), che si è tenuto a Milano, (ce ne siamo già dimenticati?) ad oggi ha aumentato l’export passando da poco più di 35 mld del 2015, agli attuali 46 mld. Il Made in Italy, pertanto, continua la corsa ad appropriarsi della sua fama di qualità, consapevoli che le contraffazioni e la concorrenza sleale rappresentano ancor più del doppio del valore complessivo del nostro export.

Ma l’agricoltura assume il ruolo di trave portante perché finalmente la si è posta nell’ambito della valutazione gestionale complessiva dei territori, e terra e ambiente diventano un tutt’uno a cui volgere il nostro impegno per invertire la rotta dei cambiamenti climatici.

Va maturando la convinzione, finalmente, sempreché qualche alchimista non voglia pensare ad una natura che non c’è, che “coltivando agricoltura sostenibile, noi accompagniamo il processo di transizione ecologica verso l’obiettivo di assoluta neutralità”.

I Periti Agrari e i Periti Agrari Laureati non sono estranei a questi fenomeni e a queste scelte. Ogni traguardo ci appartiene per quel tasso di qualità e di servizio che sta gradualmente affermandosi e che nel PNRR dovrà essere considerato come sussidiario e strategico.

È indispensabile, però, che vengano modernizzati e accelerati i processi di ricambio generazionale nelle imprese agricole e in tutta la filiera agroalimentare, sostenuta da una politica di ammodernamento strutturale funzionale della filiera.

Ma perché tutto ciò sia possibile è indispensabile che le politiche tornino al modello gestionale che caratterizzò il Piano Marshall, contestualizzandole ovviamente all’oggi:

risorse certe, nel PNRR un elenco è stato steso;

tempi brevi di investimento (brevi), i ritardi bruciano risorse;

visione unitaria della gestione, no a lobby e spinte corporativistiche;

coinvolgimento delle professioni dell’area tecnico scientifica quali soggetti sussidiari di una moderna funzione pubblica.

Il PNRR? Non disperdiamolo.

Sarà la nostra banchina per riprendere il viaggio per ritornare in mare aperto.

Non esiste un luogo a cui tornare. Non c’è passato da ripercorrere. C’è invece una nuova storia che dobbiamo deciderci di aprire, se non vogliamo declinare e sigillare il nostro destino.” (m.m.)

 

                                                                                               Per Agr Braga Mario

                                                                                               Presidente CNPAPAL