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di Mario Braga IL MIO RICORDO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

di Mario Braga IL MIO RICORDO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

di Mario Braga IL MIO RICORDO DEL PRESIDENTE NAPOLITANO

 

 

Certi incontri non si dimenticano mai, soprattutto quando la casualità ti porta a in contrare uomini della storia che hanno contribuito a fare la storia.

Il giorno è come tanti al Frecciarossa di Milano ad attendere la coincidenza per Roma.

Lui è li con la scorta e il suo segretario. Tutti lo guardano così come si guardano le persone “famose”. Le vorresti avvicinare, ma temi sempre un atteggiamento di sufficienza, di distacco forse un poco infastidito. Io no, perché ho imparato che le persone importanti spesso hanno maggiore sensibilità e disponibilità di altri.

Mi avvicino per un saluto e per manifestargli il mio personale apprezzamento per aver tenuto la “barra” dell’Italia dritta in un periodo particolarmente difficile. Qualcuno lo incolpava di un colpe quando chiamò Mario Monti a correggere una rotta che avrebbe portato la nave italica a naufragare contro qualche scoglio.  Ho sempre ritenuto dal mio inadeguato e insufficiente osservatorio che quelle scelte fossero dovute, obbligate e assunte con grande senso di responsabilità.

Il Presidente mi rispose con particolare gentilezza e da quel saluto è iniziato un gradevolissimo colloquio sulla politica renziana che era entrata nel vivo del referendum costituzionale Renzi/Boschi.

Rimase in piedi a dialogare per quasi venti minuti appoggiato al bastone e con il Segretario che avrebbe voluto invitarlo a sedersi.

Nel suo dialogare non si risparmiò nemmeno nei giudizi severi e lucidi nei confronti di una politica personalizzata che intendeva forzare la politica e la Costituzione.

Questo era Giorgio Napolitano, un uomo che viveva la passione politica e istituzionale dentro e fuori il palazzo, perché la politica era la sua vita. Quella politica che si fa servizio perché è motivata da principi ispiratori nobili. Io venivo da un’altra storia politica, ma avevo già attraversato quel tempo in cui il PCI con uomini come Napolitano, Berlinguer e Lama guadò la sudditanza con la madre Russia. Un passaggio che proprio Napolitano avviò. Il Presidente aveva attraversato tutto il secolo breve con tutte le sue contraddizioni e guerre e aveva avviato il secolo “incerto” che stiamo vivendo. Io sono certo che queste grandi figure non appartengono a giurassiche memorie, ma che in tempo non troppo remoto dovremo riscoprire nella loro profonda umanità, nelle loro qualità morali, nella grandezza di “pensieri” che si vivono dentro la storia, la nostra storia e nella loro forza esemplare e ispiratrice.

Grazie Presidente.