TROPPO SANGUE NELLE NOSTRE CAMPAGNE
TROPPO SANGUE NELLE NOSTRE CAMPAGNE
“L’eterno riposo, dona loro o Signore …”, ed altre preghiere Coraniche, Buddiste, Sikh, accompagnano i morti “nelle” nostre campagne.
Sono le morti bianche, che ogni anno colpiscono le nostre campagne interrogando nel profondo questo fiume di sangue che interroga la nostra società in quanto aggrediscono lo stesso principio che dovrebbe rappresentare uno dei pilastri che afferma e valorizza la dignità umana “il lavoro”.
All’agricoltura italiana spetta da anni, purtroppo, il triste primato degli incidenti sul lavoro e l’altrettanto drammatico primato delle morti bianche o di traumi spesso gravi.
Porto con me il ricordo di un amico schiacciato dal trattore mentre lavorava la vigna, si ribaltò. Un altro venne schiacciato dalla ruota del trattore che si mise in moto. Il cugino di un altro caro amico scivolò nella vasca dei liquami. Una persona a me molto cara morì soffocato dal fumo delle sterpaglie, e così via a scorrere un rosario lunghissimo di sofferenze e lutti.
Forse non è scontato affermare che ogni impresa agraria, ogni famiglia che vive e lavora la terra è stata coinvolta da un incidente più o meno grave.
Gli esperti analizzano le ragioni e le cause che producono un così alto tasso di incidentalità. Macchine strumenti vecchi e qualche volta non sono a norma (ancor si vedono molti trattori senza tettuccio), Cardani privi di copertura di sicurezza. Macchine che lavorano la terra che hanno perso le protezioni. Mietitrebbie su cui si opera con la barra in moto …. Strutture allevamento e magazzini non ha norma, impianti elettrici approssimativi, protezioni vasche liquami inesistenti o addirittura rimosse… operatori che salgono scale per potare alberi. L’elenco è talmente lungo che occupano interi testi di alcuni studi, linee guida, sulla sicurezza sui posti di lavoro in agricoltura, ritenuto settore, a ragione, ad alto rischio.
Qualcuno ritiene che la precarietà dei luoghi e degli strumenti di lavoro in agricoltura derivi da redditi inadeguati che non permettono di innovare e ammodernare i modelli gestionali delle imprese agricole, la stragrande maggioranza delle quali sono micro imprese a conduzione familiare. L’On De Castro in una sua interrogazione al Parlamento Europeo affermò: “le cause degli infortuni e degli incidenti mortali in agricoltura vanno ricercate nel declino della redditività agricola, che non sempre consente un adeguato ammodernamento tecnologico e della meccanizzazione. I nostri agricoltori hanno bisogno di politiche certe e adeguatamente finanziate che, una migliore formazione professionale, li supportino a fare gli investimenti necessari per lavorare in piena sicurezza.”
Altri rilevando che in agricoltura si registra un elevato numero di morti “non italiani” (terzomondiali, extracomunitari e comunitari dell’Est), spesso irregolari, addossano al lavoro nero la responsabilità di pratiche agricole svolte senza alcun rispetto delle norme e delle buone prassi di sicurezza.
Tutto vero, tutto condivisibile, tutto però affrontato con normative certamente chiare sin dal 1996 (legge 626), ed oggi Lgs 81/2008, ma che nella loro applicazione, affermiamo ancora una volta, hanno privilegiato una strandardizzata, poco utile burocrazia, considerandola sostitutiva o inglobante iniziative di promozione culturale della sicurezza.
Il costo umano, sociale e … economico è elevatissimo, troppo elevato per un Paese moderno.
Ma dalle parole occorre passare a quei fatti che siano riconoscibili e concreti, che non portino al solo potenziamento necessario dei controlli, ma che recuperino il valore culturale e sociale della qualità e della sicurezza sui posti di lavoro. Cominciando dalle scuole, soprattutto quelle tecnico agrarie dove si formano nuovi imprenditori, nuovi professionisti (sensibilizzatori, divulgatori, assistenti della cultura della sicurezza e della salute sui posti di lavoro). La Sicurezza sui posti di lavoro dovrebbe diventare materia del programma degli ITA.
I Periti Agrari e Periti Agrari Laureati non rivendicano certo la loro competenze e la loro “qualità” professionale in materia di stesura dei documenti previsti dalla legge (DPR 81/2008), in quanto già riconosciuta, ma ritengono che oggi, soprattutto oggi, sia necessario che tutte le forze in campo diano il loro contributo al superamento di condizioni critiche a cui assistiamo. Registrare (che brutto termine) un numero di morti, più di duecento ogni anno, che in percentuale supera il 40% fra lo stillicidio di morti bianche che si verificano in tutte le attività produttive, deve imporci una maggiore determinazione nell’agire sulla “cultura della sicurezza”.
Mettere in campo INAIL, il MIPAAF, il MIUR e le risorse disponibili, il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, gli Ispettorati del Lavoro, le ARPA, le Organizzazioni professionali agricole, Gli ITA, gli ITS e le Università ad indirizzo agroalimentare, potrebbe modificare l’attuale approccio al tema e forse determinare quel cambio di rotta che produca meno lacrime, costi umani e sociali e più qualità del lavoro e sviluppo.