ANDREA LEPIDI UN GRANDE UOMO, UN PERITO AGRARIO NELLA STORIA
ANDREA LEPIDI UN GRANDE UOMO, UN PERITO AGRARIO NELLA STORIA
Il 18 ottobre, purtroppo sono mancato all’appuntamento della presentazione del libro che “Andrea Lepidi, Cooperazione e politica come servizio” promosso da Confcooperative di Brescia.
Mi dispiace di non aver ascoltato la voce, le parole, appassionate e veritiere, profonde e ispirate di Tino Bino, amico e collaboratore, di Luigi Mottinelli giunto al termine della suo impegno alla presidenza della Provincia, e di Marco Menni Presidente della più importante Confcooperative d’Italia, certamente uno dei suoi “figli” sociali.
Andrea era un Perito Agrario e lo affermava sempre con una punta di orgoglio. Quell’orgoglio che si alimentava nella qualità educativa e professionalizzante degli istituti tecnici agrari Bonsignori e Pastori che hanno proiettato Brescia verso traguardi di valore assoluto internazionale.
Ed è per questo che ripropongo la lettera che 2013 il Giornale di Brescia pubblicò.
Ripercorrere la vita e raccogliere l’eredità di grandi uomini, di grandi Periti Agrari, ci aiuta a costruire quella strada che spesso fatichiamo ad intravvedere.
“Nessun aggettivo positivo è sprecato se viene calato sulla traccia che il «Presidente» Andrea Lepidi ha lasciato dentro e fuori i confini della nostra Provincia, della sua comunità, delle cooperative e delle associazioni. Nessun recupero della memoria di vissuto intenso, instancabile e coerente può essere fatto senza innestarlo nella profonda certezza della sua Ispirazione. Con lui, e con una squadra di grande qualità, ho condiviso quei quattro anni di Giunta provinciale che ancora oggi rappresenta un riferimento indifferibile per chi vuol guardare alla crescita delle nostre comunità. L’ho sempre ritenuto una sorta di «Padre» del vivere ruoli pubblici dovendo a lui la nomina di assessore provinciale. L’ho sempre ritenuto un Padre Politico perché debbo a lui l’aver imparato che la politica è importante, ma le persone lo sono di più. Che le istituzioni sono importanti ma la vita lo è di più. Che i grandi progetti e le grandi idee sono essenziali, ma la famiglia e la comunità lo sono di più. Che la libertà di ogni azione nasce dalla certezza che è veramente tale solo quando guarda al cuore dell’uomo. Che la grandezza politica si manifesta anche nella sottile capacità di autoironia e nella discrezione del proprio ruolo. Guardando in faccia la morte diceva: “Me ne vado con la certezza di aver fatto almeno una cosa buona, ho voluto bene a tutti, anche al più ostico dei nemici e al più urticante degli amici”. Andrea ha governato la nostra Provincia come un allenatore giocatore e lo ha fatto con la «pulizia morale e intellettuale» che è solo dei grandi. Tutti sanno che ha governato con funzioni diverse livelli provinciali, regionali e nazionali della Confcooperative. È stato un fedele pilastro del pensiero moroteo e martinazzoliano. È stato un pungente stimolatore della politica, a tutti i livelli, capace anche di autocritica, ma sempre rivolto a quel «pensiero lungo», oggi smarrito. Io non so se un giorno qualcuno vorrà recuperare la grandezza del suo passaggio nella società e nelle istituzioni bresciane e nazionali. (Lo hanno fatto giovedì 18 ottobre) So che chi lo incontrerà, senza fermarsi a qualche sporadico fatto, scoprirebbe in Andrea una dimensione umana, sociale e politica enorme. Una dimensione onesta, prima con se stesso, e poi con gli altri. Con lui la spending review non serviva, la viveva e ce la faceva vivere. L’idea di sviluppo era parte integrante, era dentro quell’immenso patrimonio di scelte e realizzazioni, di progetti, di idee che la Giunta «Lepidi» ha lasciato alla nostra provincia. Parole come concertazione si svuotavano in quell’incessante e instancabile permanente relazione con le scuole, le forze sociali, le realtà datoriali, tutte le forme associative e di volontariato, con uomini laici e cattolici. Non si risparmiava mai quando a chiamare era la Comunità del servire. Si riposava, diceva, quando vangava il suo prezioso orto, legame indissolubile a quella terra che lo aveva formato. Quella terra dalla quale partire e alla quale ritornare. Perito Agrario s’illuminava quando incontrava qualche «Padre» del Bonsignori, la sua casa formativa. La Sua seconda famiglia. Nutriva per quelle vesti religiose un affetto filiale e fraterno, e loro lo ripagavano di un intenso sentimento d’Amicizia. Andrea è sempre stato sereno, anche nei momenti difficili. Sereno e severo tanto che la politica tradizionale, i partiti, faticavano a tenergli il passo. Lui li precedeva. Ma Andrea l’ho incontrato davvero, nella profondità del suo vivere la politica come servizio, in quelle situazioni di profonda tensione provocate da partiti che evocavano giorno sì e l'altro anche la strategia della tensione. Con serenità li lasciava sfogare, con gentilezza e col sorriso li recuperava a quella dimensione del rispetto dell’uomo e delle istituzioni, per lui sacre. E se davanti all’ultimo saluto si riuscisse a guardare alla sua serenità, anche di fronte all’inesorabile malattia, forse troveremmo in Andrea quell’esempio che ci aiuterebbe ad affrontare le difficoltà della vita e del nostro tempo con una inesauribile Speranza.
Ciao Andrea. Mario Braga Manerbio (01 agosto 2013)