ANBI - 100 ANNI...ANCORA
ANBI - 100 ANNI...ANCORA
Le celebrazioni, si sa, sono sempre momenti belli, dove memoria e visione prospettica si fondono in un impegno per il “futuro”. Riaffiora così l’orgoglio d’essere stati parte sostanziale della storia dello sviluppo agricolo e la responsabilità a dover offrire il proprio patrimonio strutturale e organizzativo per affrontare l’oggi e il domani
Ma la celebrazione dei 100 anni dalla sua fondazione assume un significato particolare per l’ANBI se sul sagrato della ricorrenza si sono affacciati: mezzo Governo Draghi, Sottosegretari, i Presidenti delle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato, l’europarlamentare Paolo De Castro, il Direttore della Protezione Civile, Assessori della regione Lazio, docenti e membri delle Strutture Tecniche, i Presidenti delle categorie agricole maggiori. Ma ancor più importante sono stati i messaggi, poco formali, del Capo dello Stato Mattarella e di Sua Eminenza Matteo Maria Zuppi segretario della CEI. Presenze arricchite da una platea in cui l’Italia che governa le acque ad uso irriguo era presente nella sua totalità. Anche il Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati e la Fondazione Enpaia presenti con i loro Presidenti e la neo -segretaria della Fondazione FoNTA Academy, hanno voluto condividere e compartecipare a questo momento di intensa e profonda riflessione sul futuro della gestione delle acque.
Il problema, pur amplificato dai recenti fenomeni di siccità, resi drammatici dal distacco del ghiacciaio della Marmolada dove hanno perso la vita numerosi escursionisti, è conosciuto, e soprattutto il Presidente di ANBI Francesco Vincenzi ha voluto evidenziarlo. Le emergenze, si sa, aiutano a recuperare almeno un poco una lettura dei fenomeni più profonda, meno segmentata o strumentale. L’acqua è un bene che determina qualità dell’ambiente e qualità della vita. L’agricoltura lo sa e lo ha sempre saputo sin da quando i Benedettini iniziarono a realizzare le prime bonifiche. Bonifiche che nelle immagini trasmesse durante l’inno nazionale (per fortuna molti italiani credono ancora nella loro Costituzione e nel loro Paese) sono state possibili grazie a opere immense realizzate da uomini lungimiranti, fra tutte il Villoresi e il Canale Cavour. Opere straordinarie realizzate, anche, fra contestazioni, tensioni, visioni contrastanti, e qualche conflitto intestino fra imprenditori agricoli, eppure portate a termine dalla determinazione e dalla lungimiranza di uomini che credevano nello sviluppo dell’agricoltura italiana. Acque “governate” che hanno contribuito a rispondere alle aspettative non solo dell’agricoltura ma anche dell’industrializzazione diffusa e dell’urbanizzazione eccessiva.
Ma oggi la gravissima crisi idrica interroga tutta la società sul bene “acqua”, imponendone un diverso approccio da parte di tutti, riscoprendone, forse, quel valore dell’uso agricolo che pur utilizzandone quantità elevate ne restituisce percentuali maggiori di quelle utilizzate.
I mali si conoscono da anni. Da anni assistiamo al palleggiamento delle responsabilità sulla conclusione di opere incompiute (laghetti, condotte, dighe), ovvero di incomprensibili e ingiustificabili ritardi. Le perdite elevatissime della rete stimata superiori al 40%. L’inadeguatezza all’immagazzinamento delle acque piovane. La gestione dell’acqua da parte di soggetti pubblici o privati. L’uso di acqua potabile anche per i lavaggi delle strade. La perdita delle acque depurate. Il ritardo all’implementazione di modelli di irrigazione 4.0, ecc.
Problemi scandagliati da molti studi e riflessioni, non ultima quella che si è tenuta organizzata dal nostro Consiglio Nazionale e dall’Accademia dei Geogofili, che però oggi devono passare dalle parole ai fatti. Interventi che devono essere affrontati in tempi certi per il completamento di opere incompiute o adeguamento di reti malandate, e non certo per le sollecitazioni che provengono dall’Europa, ma per rispondere alle gravi condizioni permanentemente emergenti dell’ammodernamento ed efficientamento delle reti idriche. Il Presidente di ANBI Vicenzi, trovando conferme soprattutto dal Ministro Patuanelli e dalla Sottosegretaria Bellanova (ex ministro dell’agricoltura), ha ribadito che, forti del radicamento sul territorio dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione e di progetti costantemente presentati e solo in parte realizzati, da subito si possono investire le risorse del PNRR, rispettando così anche i vincoli Europei. Passare cioè dalla condizione emergenziale ad una progettuale.
Ed infine, ancora una volta, il Governo ha annunciato la nomina di un Commissario straordinario per “le acque”, dimostrando come una autoreferenziale burocrazia e una non chiara definizione dei ruoli, ovvero una sovrapposizione degli stessi fra diversi dicasteri, autorità, enti, regioni, province e comuni, rallentino la soluzione dei gravi problemi della gestione delle acque, che oggi appaiono catastrofali.
Il Ministro Patuanelli intravvede un’altra soluzione che preveda la costituzione di un organismo permanente con le funzioni delegate alla gestione complessiva della rete idrica e delle acque superficiali e di falda.
In tutti gli interventi è apparso come compaia fuggevolmente il problema della formazione che dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti fruitori e gestori, nonché i professionisti che sono chiamati ad accompagnare “una rivoluzione” bagnata.
100 anni ed ancora quello straordinario patrimonio di consorzi di bonifica e irrigui possono dare un contributo decisivo affinché i sogni del faraone (sette anni di vacche grasse e sette anni di vacche magre, che oggi sarebbe cambiato in sette anni di vacche magre e sette anni di vacche esauste e magre) siano correttamente interpretati da “Giuseppe” ed affrontati dal popolo egiziano (figure bibliche).
100 anni una bella festa, dalla quale rilanciare il cantiere “acqua”, che rende certamente orgoglioso il direttore di ANBI, Massimo Gargano e tutto il Consiglio artefici di una moderna continuità con il passato.