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Note del Consigliere Nazionale Paolo Bertazzo

Su disposizione del Presidente, si riceve e si pubblica nota del Consigliere Nazionale Paolo Bertazzo.

 

Gentilissimi Presidenti, cari colleghe e colleghi,
dal sito del nostro Collegio Nazionale ho letto la “Risposta Comunicato Agrotecnici” redatta dal 
Presidente Nazionale; l’ho letta sul sito perché non ricevo più le circolari e le comunicazioni e, 
benché abbia più volte richiesto il ripristino del mio indirizzo di posta elettronica e, nonostante la 
mia veste di Consigliere Nazionale, ad oggi ne sono ancora sprovvisto.
Vengo invece al merito della vicenda. 
Il nostro Consiglio Nazionale, dopo avere perso una prima causa intentata contro gli Agrotecnici (allo 
scopo di avere l’elenco dei loro candidati agli esami abilitanti), ne ha riproposta una seconda, con lo 
stesso tema che ha sortito il medesimo effetto, anzi peggiore, perché siamo anche stati condannati 
alle spese processuali, facendo fare alla nostra Categoria una figura ridicola.
Dopo la prima sentenza, di risultato a noi sfavorevole, mi sono dichiarato contrario a ripresentare il 
ricorso; soprattutto non d’accordo a dare l’incarico allo stesso legale in quanto responsabile del 
risultato a noi sfavorevole della prima sentenza. 
Possono esserci ragioni che spiegano gli errori compiuti (ma non li giustificano) ma di certo insistere 
nell’affidamento allo stesso legale è stato una “forzatura” personale del Presidente, ma il mio voto 
sul tema, unitamente a quello del Consigliere Zanna, è stato contrario.
La brutta figura e il calo di credibilità dell’immagine del Consiglio Nazionale sono stati i risultati ma, 
considerato che in fase decisionale in Consiglio si sono levate anche pareri contrari alla accensione 
della seconda lite, è chiaro che tali responsabilità sono di imputarsi agli specifici responsabili, 
facilmente individuabili nel suo interno. 
Il problema, care Colleghe e colleghi, è che quando qualcuno, si permette di evidenziare un punto 
di vista diverso da quello del Presidente Braga allora scatta la supponenza e viene trattato con 
sufficienza, con fastidio, come se stesse compiendo il reato di lesa maestà. 
Non conto più le volte che ho dovuto chiedere, per iscritto ed anche insistendo, documenti e 
informazioni, oppure mi sono trovato atti formali del Presidente adottati interpretando 
“liberamente” (molto liberamente!) l’esito di un dibattito. 
Tornando all’incarico dato all’avvocato, la relativa parcella deliberata, anche in relazione ai pessimi 
risultati, mi è sembrata eccessiva e così ho chiesto ai Revisori dei Conti del Collegio Nazionale, un 
parere di congruità sugli importi e della delibera conseguenziale, che attendo con religiosa fiducia.
Penso che sia il confronto che fa crescere una Categoria, che sia il rispetto a farci sentire tutti parti 
di un insieme, e non certo le forzature, le imposizioni o peggio ancora l’ignorare costantemente i 
suggerimenti forniti a favore della Categoria.
Nella lettera del Presidente Braga una cosa mi ha colpito più di altre: l’affermazione apodittica che 
lo sfortunato secondo ricorso venne intrapreso “dal Consiglio Nazionale non dal Presidente”. 
Formalmente è così, ma sorgono domande cui occorre dare una risposta:
Chi lo ha proposto? 
Chi lo ha spinto e voluto? 
Chi ha intimato agli agrotecnici di inviare l’elenco dei loro candidati? 
Chi ha riproposto il medesimo legale che si era dimostrato quanto meno carente (nonostante questa 
carenza fosse evidente e comunque da me sottolineata)? 
La risposta è chiara e unica: il Presidente Braga.
E può anche essere giusto così, non lo discuto, lo sottolineo e basta. Ma è proprio per questo che la 
“Risposta” del Presidente, quel buttare la responsabilità sull’intero “Consiglio Nazionale”, non 
funziona e non la condivido.
Da l’idea di un Presidente pronto a prendersi tutti i meriti in caso di successo ed altrettanto pronto 
a scaricare sugli altri i suoi insuccessi.
Non è questo che fa un vero leader.
Ma oggi è giorno di ulteriori, altre riflessioni che ci coinvolgono, perché è uscita la sentenza del 
Consiglio di Stato sulla vicenda della estromissione dei professionisti dai CAA.
Ricordo per chi non ne fosse a conoscenza in breve i precedenti.
Nel 2020 AGEA decise che per essere titolari di uno sportello CAA bisognava esserne dipendente 
con l’intimazione che: ai professionisti sarebbero stati staccati tutti gli allacci nei mesi successivi 
all’entrata in vigore della nuova convenzione. 
Il problema interessa tutti i professionisti agrari e dopo molte schermaglie il nostro Consiglio 
Nazionale firmò un documento congiunto, con gli Agronomi e gli Agrotecnici, a difesa delle posizioni 
dei professionisti. 
Bastò quello perché AGEA, di fronte alla compattezza dei professionisti, si fermasse. 
E si fermò per mesi.
Chiunque avrebbe capito che quella era la strada giusta, che quei mesi andavano riempiti di 
iniziative politiche (quelle di cui il Presidente Braga si dice maestro), ma non ne è stata fatta 
nessuna: non so dire se dopo quella firma i tre Presidenti “agrari” si siano mai più rivisti ma di sicuro 
nulla di ulteriormente concreto è stato fatto.
O meglio, qualcosa si è fatto: in quello stesso anno in cui firmammo l’accordo con gli Agrotecnici 
abbiamo permesso (senza che il Nazionale muovesse un dito, dunque consentendolo) che il Collegio 
dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati di pubblicasse vignette che ridicolizzavano gli Agrotecnici 
come “operai di bassa lega” a confronto nostro, tecnici specializzati, e tutto questo sperando di 
portare via loro qualche candidato agli esami abilitanti. Una cosa indecorosa per un Albo 
professionale, che ha lasciato in dote al Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati di Milano 
una causa (ancora in corso), per diffamazione con richiesta di risarcimento promossa dagli 
Agrotecnici 
Anche io ho delle responsabilità, non lo nego; la principale è quella di avere allora assecondato il 
Presidente Braga, votando la prima causa contro gli agrotecnici. Ma il clima ti condiziona e quale 
clima si respiri al Nazionale già l’ho già indicato.
Ripercorrendo la vicenda AGEA, l’accordo non venne “coltivato” ed appena ad AGEA questo fu 
chiaro, che gli Ordini professionali andavano ognuno per conto proprio, tornò sui suoi passi 
e decretò la estromissione di tutti i professionisti dai CAA.
Ci furono molti ricorsi, dei CAA e degli Ordini/Collegi, ricorsi favorevoli ai professionisti: la delibera 
di AGEA venne quindi annullata, ma solo temporaneamente perché AGEA impugnò al Consiglio di 
Stato tutte le sentenze per lei sfavorevoli ed oggi sappiamo l’esito di quei ricorsi: 
AGEA ha vinto la partita, e dunque sono esclusi per sempre i liberi professionisti dai CAA.
Lo stabilisce la sentenza n.2271 del Consiglio di Stato che accoglie il ricorso di AGEA contro il 
CNPAPAL e la RPT annullando la precedente sentenza del TAR Lazio n. 5683/21 che dava ragione ai 
professionisti.
Peggio di così non poteva andare!
Nell’arco di pochi mesi i colleghi che hanno uno sportello CAA dovranno per forza trasferirlo a nome 
di un Sindacato, mettere fuori dallo studio la targa di COLDIRETTI o CIA o CONFAGRICOLTURA, fare 
le tessere sindacali, ecc.; e già sarebbe la soluzione migliore perché almeno così continuerebbero a 
lavorare come professionisti.
Dove abbiamo sbagliato? Cosa andava fatto e non si è fatto? 
Per me è chiaro: dovevamo insistere insieme agli Agronomi ed Agrotecnici nel fare fronte comune. 
Tutti uniti, muovere la politica e avremmo vinto con poco sforzo. 
Invece i nostri naturali “compagni di strada” li portiamo in tribunale oppure li offendiamo: nella 
“Risposta Comunicato agrotecnici” Il Presidente Braga definisce gli Agrotecnici “parassiti che non si 
inseguono, ma si trattano (nel senso di trattamento fitosanitario)”: trovo fuori luogo che un 
Presidente Nazionale usi tale espressione, dalla quale mi dissocio, ma soprattutto mi chiedo: dopo 
questo ed i precedenti saranno disposti collaborare con noi gli Agrotecnici (che comunque hanno 
anche da poco ottenuto le “lauree abilitanti”, e noi no)? E gli Agronomi, che sempre ci guardano 
dall’alto in basso e che anche nell’ultima riunione per lo SQNBA hanno difeso e portato avanti solo 
la loro categoria a differenza di quanto detto dal Presidente Braga che c’è sintonia tra le professioni 
affini?
Dimenticavo: quel comunicato non è “collegiale”. 
Come molti altri è frutto del protagonismo e individualismo del Presidente Braga, non lo abbiamo 
mai discusso né votato ed approvato in Consiglio Nazionale.
Se questa è la strategia del nostro “comandante” a me sembra fallimentare su tutta linea, e lo dico 
pensando con amarezza a quei Colleghi che dovranno chiudere lo studio per portare le loro aziende 
al Sindacato agricolo oppure inventarsi un costoso sistema per auto-assumersi come dipendenti.
Ultimo ma non ultimo appunto la Fondazione dei Periti Agrari è stata deliberata dal Consiglio 
Nazionale con i propri rappresentanti, con Colleghi che erano già stati individuati sin dalla prima 
seduta di Consiglio senza quindi nessun confronto democratico con la Categoria; lo stesso è stato 
fatto per i rappresentanti del Gestione Separata Enpaia ma, cosa fondamentale sull’argomento il 
parere del Ministero è arrivato oppure no? Ad oggi tutto tace!
Certo di aver colto la vostra attenzione vi saluto cordialmente
Paolo Bertazzo
Consigliere Nazionale XXI Consiliatura