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“ROSA DELL’ISONZO” SCUOLA E PERITI AGRARI PROTAGONISTI DI UN GRANDE PROGETTO

 

Il 2024 ha dischiuso le sue porte e anche la stagione della commercializzazione della Rosa dell’Isonzo si è avviata con qualche ritardo viste le attuali condizioni climatiche avare di basse temperature.

Ma perché parlare di una coltivazione di “nicchia”, se pur di altissima qualità?

La risposta, ovvero le risposte, sono intimamente legate al progetto che solo quattordici anni fa si è avviato nelle aule dell’Istituto Tecnico Agrario “G. Brignoli” di Gradisca d’Isonzo, grazie alla stretta collaborazione che il “preside”, i suoi docenti e professionisti Periti Agrari friulani hanno tenacemente avviato e realizzato.

Un progetto che ha visto anche l’intervento delle istituzioni regionali e l’ERSA disponibili e attente a sostenerne l’attuazione.

Le condizioni strutturali e organizzative le ha fornite l’Istituto Tecnico Agrario, coinvolgendo anche gli studenti, alcuni dei quali diventeranno, nel periodo successivo al 2009, imprenditore essi stessi della produzione-coltivazione forzata del radicchio

La sperimentazione della Rosa dell’Isonzo è diventata progetto produttivo dal 2014, quando scuola e Periti Agrari, in modo particolare Giovanni Cattaruzzi, coinvolgono un primo nucleo di piccoli “micro” imprenditori agricoli della zona, allargando i confini del Comune di Gorizia, che mantengono gelosamente il loro marchio di Rosa di Gorizia, in quella terra bagnata dall’Isonzo, fiume che finalmente con l’allargamento dell’Unione Europea è tornato ad essere, fiume che unisce una terra mitteleuropea.

In quella denominazione Rosa dell’Isonzo si coniuga il progetto che guarda al futuro e a quella storia secolare che valorizza la vocazione di un territorio. Un progetto che non è il frutto solo della genetica del radicchio, o generato dalle caratteristiche climatiche, o edafiche ma, soprattutto, sviluppato dal lavoro, dalla professionalità, dalle competenze e dalla passione di uomini e donne che hanno scelto di lavorare insieme.

E già dopo questo “breve” avvio i risultati non sono mancati e non mancano. I produttori della Rosa dell’Isonzo, supportati dalla Scuola, dai Professionisti Periti Agrari, dall’ERSA, coordinati da Giovanni Cattaruzzi, oggi consigliere del Collegio Nazionale dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati,  hanno dato vita al Consorzio che vanta venticinque produttori, coordinati dal Perito Agrario Giovanni Cattaruzzi, che dopo una prima fase di strutturazione produttiva, hanno un loro marchio registrato che permette loro di allargare le possibilità commerciali. Si sta’ operando affinché la filiera della Rosa dell’Isonzo trovi nel Consorzio il proprio nucleo neurale.

Anche il disciplinare è ormai al traguardo ed oggi con il supporto della Scuola e l’ERSA (Agenzia per lo Sviluppo Rurale) ricerca e sperimentazione sono orientati a individuare massimo due linee genetiche precise per caratteristiche fenologiche e organolettiche.

Una piccola realtà produttiva? Certamente sì con forte caratterizzazione territoriale ma che in questo tempo di esplorazioni per connettere territorio e scuola si propone quale modello da esportare, vincendo quelle resistenze che solo giovani generazioni possono con impulso accelerare e affermare grazie anche ad una gratificazione economica che riconosce la dignità del lavoro dei campi.

Ed il prodotto per affermarsi ha bisogno solo d’essere provato, anche una sola volta, e lasciare stupiti per le qualità ed il sapore di questo “fiore” orticolo.