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DECRETO CAA MOLTO RUMORE PER NULLA

 

Molti hanno imparato, nel corso della vita a valutare la qualità dei prodotti offerti sui banchi di venditori abusivi e nei negozi monomarche, così come molti, ma non tutti, sanno distinguere le fake news da notizie reali, ovvero raggi di sole che annunciano una bella giornata da calure che causano gravi siccità. 

Chi vive l’incredibile condizione iniziata da un direttore AGEA, attuale “collaboratore” di una organizzazione agricola, e che nemmeno con un cambio di Governo storico ha voluto invertire, sa che le versioni delle bozze del D.M. sulle convenzioni AGEA CAA, lasciano continuamente stupiti e purtroppo l’amaro in bocca.  Si sa che ormai ci stiamo avvicinando al capolinea dell’emanazione del tristemente famoso Decreto Ministeriale. Il disegno di revisione del DM, salvo colpi di coda dell’ultimo momento, vedrà i professionisti italiani esclusi dalle attività dirette dei CAA.

I professionisti, in questo stato liberale e della libera concorrenza, nonché delle qualità della libera professione riconosciute e valorizzate dalla Costituzione, se vorranno operare lo dovranno fare facendosi assumere, diventando dipendenti con altri dipendenti che per loro qualifica dovranno dimostrare d’aver operato un solo anno, anche a pulir scrivanie, ovviamente dei CAA.

Una condizione questa che, a parte le evidenti assurdità e contraddizioni, costringerà migliaia di professionisti ad assumere una condizione lavorativa che non trova riscontro in nessun altro contesto di collaborazione con le pubbliche amministrazioni, con contratti che forse incrementeranno le statistiche delle assunzioni a tempo indeterminato dell’ISTAT, non certo quella della qualità e della dignità del lavoro.

Non sono certo di conforto le precisazioni, che in fase di esame del decreto da parte degli assessori regionali, sono state apportate all’articolo 7, comma 4 (chi è del settore sa a cosa ci riferiamo) anche grazie al nostro contributo, del CONAF e di ProfessionItaliane. (Interventi di altri ci risulta vengano concordati in sedi non ordinistiche). Su questo articolo il buon senso, e forse la verifica di una norma precedente confusa, ha prevalso ed è stata definita una precisa e corretta incompatibilità dell’operatore dei CAA che presenta e valida la domanda di finanziamento e quello che predispone la documentazione tecnica necessaria. Ma il tema centrale non è questo, non è solo questo.

La questione riguarda la vera concorrenza sleale che, a questo punto, potranno svolgere con maggior tranquillità i soggetti che opereranno in un regime di monopolio e che costringerà gli imprenditori agricoli a servirsi attraverso questo unico canale. Soggetti che di fatto occupano spazi nella gestione dei servizi e della consulenza, anche professionali, mascherandoli con attività rappresentative e istituzionali.

Nulla di nuovo, invece e purtroppo, in merito all’articolo 12. A tutt’oggi è rimasta “l’esclusiva” del lavoro dipendente con buona pace di Ordini, Collegi e Casse di Previdenza dei Professionisti, e delle Regioni che da tempo operano in piena attuazione del titolo V°, art. 177 della Carta Costituzionale.

 La volontà “politica” definita da AGEA nel testo predisposto per il MASAF sembra ancor oggi prevalere sulla Costituzione, sul diritto degli Imprenditori Agricoli di farsi assistere da chi ritengono più affidabile e competente e sul diritto ad operare legittimamente dei Professionisti.

Le promesse dall’establishment tecnico e politico a delegazioni ufficiali di tutti i Professionisti Italiani (ProfessionItaliane e RPT), di cui ci onoriamo esserne co-protagonisti, di revisione della precedente impostazione, sono rimaste lettera morta.

Le logiche oligarchiche, che pensavamo appartenessero al passato, stanno affiorando, sollecitate e promosse da soggetti oggi contestati anche sulle strade europee e italiane dalle proteste autonome di imprenditori agricoli esasperati.

Tutto ciò rischia di riportare questa attività strategica per l’agricoltura italiana indietro di 30 anni.

Un peccato che, coloro, anche coloro, che potevano intervenire, siano stati alla finestra ed abbiano lasciato il campo libero a quel chiaro disegno di chi sta perseguendo la politica di Highlander: “Ne rimarrà uno solo!”

Una strategia che non traghetterà la nostra agricoltura verso un futuro moderno, sostenibile, di dignità professionale degli imprenditori anche delle aree interne e marginali, portando le lancette del tempo indietro nel tempo e non avanti nella storia.

È amareggiante dover constatare che una politica chiamata ad essere lungimirante si areni di fronte all’illusione di un collateralismo in vendita stagionale.

La nostra categoria, così come tutti i professionisti dell’area tecnico scientifica agricola non potranno stare con le mani nelle mani, soprattutto in questa vigilia di un rinnovamento degli Organi Europei e pertanto le possibili ulteriori azioni saranno valutate attentamente dalla nostra Categoria i Periti Agrari e Periti Agrari Laureati, coinvolgendo i professionisti italiani che non hanno mai fatto mancare il sostegno ed il supporto a difesa e per la valorizzazione della professione intellettuale, in un’ottica di salvaguardia delle competenze e delle legittime rivendicazioni anche e soprattutto a beneficio di tutte le nostre imprese agricole.