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Lo stile dei perdenti valorizza la qualità delle istituzioni

È la notte del 4 novembre 2008. Barack Obama è appena stato eletto Presidente degli Stati Uniti d’America. Lo sfidante, John Mc Cain, repubblicano, sale sul palco a Phoenix davanti ai suoi sostenitori e pronuncia uno dei discorsi della sconfitta più belli e ispirati mai pronunciati.

“Amici miei, siamo arrivati alla fine di un lungo viaggio. Il popolo americano ha parlato, e ha parlato chiaramente. Poco fa ho avuto l’onore di telefonare al senatore Barack Obama per congratularmi con lui. Per congratularmi con lui di essere stato eletto come nuovo presidente della nazione che entrambi amiamo.

In una competizione così lunga e così difficile come è stata questa campagna, il suo successo – da solo – esige il mio rispetto per la sua abilità e perseveranza. Ma il fatto che ci sia riuscito dando ispirazione alla speranza di così tanti milioni di americani, che credevano erroneamente di essere così poco in gioco o di avere una influenza minima sull’elezione di un presidente americano, è qualcosa che io ammiro profondamente e la cui riuscita merita il mio encomio.

Questa è una elezione storica, e io riconosco lo speciale significato che ha per i neri e lo speciale orgoglio che deve essere il loro questa notte.
Ho sempre pensato che l’America offra un’opportunità a chiunque abbia l’industriosità per afferarla. Il senatore Obama crede lo stesso.
Ma entrambi riconosciamo, a dispetto del lungo tratto percorso dalle vecchie ingiustizie che un tempo macchiavano la reputazione della nostra nazione e che negavano ad alcuni americani la completa benedizione della cittadinanza americana, che la memoria di ciò ha ancora il potere di ferire.

Il senatore Obama e io abbiamo le nostre differenze e le abbiamo dibattute; e lui ha prevalso. Non c’è dubbio che queste differenze rimangano. Questi sono momenti difficili per il nostro paese. E io questa notte prometto a lui di fare tutto ciò che è in mio potere per aiutarlo a guidarci attraverso le molte sfide che andremo a incontrare.

Raccomando a tutti gli americani che mi hanno sostenuto non solo di unirsi a me nel congratularsi con lui, ma di offrire al nostro prossimo presidente la nostra buona volontà e i più onesti sforzi per scoprire le strade che ci aiutino a trovare i necessari compromessi per stabilire dei contatti fra le nostre differenze, così da aiutarci a ripristinare la nostra prosperità, difendere la nostra sicurezza in un mondo pericoloso, e lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un paese migliore di quello che abbiamo ereditato (...)

Auguro le migliori cose all’uomo che era il mio avversario e che sarà il mio presidente.”

John McCain è morto dieci anni dopo per un tumore. Oggi questo suo discorso è diventato a tutti gli effetti un manifesto di dignità, rispetto, visione, statura politica. Da leggere e da condividere.
Che enormità, che differenza, quanti anni luce rispetto allo scempio immane a cui il mondo sta assistendo incredulo in queste ore.