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Liberi professionisti esclusi dai Caa

 

Trovata l’intesa in Conferenza Stato-Regioni sul decreto Masaf per i Centri di assistenza agricola

di Laura Saggio FONTE: TERRA E' VITA

 

Trovata l’intesa in Conferenza Stato-Regioni sul decreto Masaf per i Centri di assistenza agricola

Il decreto del Masaf, recante “Definizione dei requisiti di garanzia e di funzionamento che i Centri autorizzati di assistenza agricola devono possedere per l’esercizio delle loro attività”, ha incassato l’intesa in Conferenza Stato-Regioni. L’obiettivo, si legge in una nota del ministero, è garantire procedure uniformi e tempi ridotti nei pagamenti per le domande di aiuto pubblico in agricoltura, a vantaggio di tutto il settore.
Tra i punti chiave del provvedimento, la separazione tra attività di consulenza e assistenza secondo le richieste europee. Il ruolo centrale delle Regioni nella gestione dei Caa. Un coordinamento più stretto, a cominciare dalla gestione dei dati, tra Regioni e Agea. La digitalizzazione dei processi al fine di favorire l’utilizzo di strumenti online per la presentazione delle domande di aiuto e l’organizzazione dei fascicoli aziendali. Sembra dunque essere calato il sipario su una vicenda durata oltre tre anni.

Liberi professionisti alla porta

Un altro punto cruciale del decreto riguarda l’esclusione dei liberi professionisti dalle attività dirette dei Caa. Come specificato nell’art.12, per lo svolgimento delle attività delegate dagli organismi pagatori in convenzione, i Caa: “Impiegano esclusivamente operatori in regime di lavoro dipendente subordinato a tempo pieno o parziale con il Caa o con le società convenzionate”.

Caa
Mario Braga

Braga: «Concorrenza sleale in un regime di monopolio»

«L’esclusione dei professionisti dalle attività dirette dai Caa è il risultato di una assurda condizione iniziata da un direttore Agea, attuale “collaboratore” di una organizzazione agricola, che nemmeno un cambio di Governo storico ha voluto invertire – ha commentato il presidente del Collegio nazionale dei Periti agrari e periti agrari laureati Mario Braga –. Ora i professionisti, in questo Stato liberale e della libera concorrenza, nonché della qualità della libera professione riconosciuta e valorizzata dalla Costituzione, se vorranno operare lo dovranno fare facendosi assumere, diventando quindi dipendenti. Una condizione questa – ha proseguito Braga – che, a parte le evidenti assurdità e contraddizioni, costringerà migliaia di professionisti ad assumere una posizione lavorativa che non trova riscontro in nessun altro contesto di collaborazione con le pubbliche amministrazioni, con contratti che forse incrementeranno le statistiche delle assunzioni a tempo indeterminato dell’Istat ma non certo quelle sulla qualità e dignità del lavoro».

Braga ha poi puntualizzato che «non sono di conforto le precisazioni, che in fase di esame del decreto dagli assessori regionali, sono state apportate all’articolo 7, comma 4, ottenute anche grazie al nostro contributo, del Conaf e di Professioni Italiane. Su questo articolo il buon senso, e forse la verifica di una norma precedente confusa, ha prevalso ed è stata definita una precisa e corretta incompatibilità dell’operatore dei Caa che presenta e valida la domanda di finanziamento e quello che predispone la documentazione tecnica necessaria. Ma il tema centrale non è questo. La questione cardine riguarda la vera concorrenza sleale che, a questo punto, potranno svolgere con maggiore tranquillità i soggetti che opereranno in un regime di monopolio e che costringerà gli imprenditori agricoli a servirsi attraverso questo unico canale. Soggetti che di fatto occupano spazi nella gestione dei servizi e della consulenza, anche professionali, mascherandoli con attività rappresentative e istituzionali».

CaaBenanti: «Agli agricoltori negato il diritto di scegliere»

In merito all’art.12 è intervenuto anche il responsabile tecnico del Caa Liberi professionisti, Lorenzo Benanti, dichiarando che: «La volontà “politica” definita da Agea nel testo predisposto per il ministero ha prevalso sulla Costituzione, sul diritto degli agricoltori di farsi assistere da chi ritengono più affidabile, sul diritto ad operare legittimamente dei professionisti».

agronomi
Mauro Uniformi

Uniformi: «Riforma insoddisfacente»

«Nulla di sostanziale è cambiato dopo l’approvazione del decreto. Il testo, sbilanciato, non accoglie le modifiche chieste dai liberi professionisti, agronomi e forestali lasciando inalterata un’impostazione che penalizza l’intero settore agricolo». Questo il commento a caldo del presidente del Conaf Mauro Uniformi.

Uniformi ha quindi sottolineato la mancata modifica richiesta dell’art.7 comma 4, «che rimane ancora inaccettabile poiché collegata all’art.12 in cui si afferma che gli operatori devono essere esclusivamente a regime di lavoro dipendente subordinato. Non si fa il bene del comparto agricolo, a cui si chiede di essere innovativo e al passo col mercato, se i dipendenti all’interno dei Caa rivestono la doppia veste di controllore e controllato. La suddivisione tra controllore e controllato è ancora di facciata. Nel documento approvato la separazione è limitata a una suddivisione dei compiti fra colleghi all’interno del medesimo ufficio».

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